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CONSULENZA

Un approccio quantitativo per la valutazione di impatto ambientale di un nuovo progetto

Per la valutazione dell’impatto ambientale di un nuovo impianto o infrastruttura, la stima del contributo dato dai diversi fattori in gioco richiede sempre più un approccio basato su modelli matematici per avere informazioni quantitative e oggettive. 

Tra i diversi metodi matematici possibili afferenti alle Analisi Multi Criteri (AMC), la metodologia delle Matrici a livelli di correlazione variabile dà buoni risultati interpretativi e permette, nel contempo, di prendere in considerazione anche aspetti non strettamente ambientali, come i fattori biologici e quelli antropici, che altrimenti sarebbero di difficile lettura o rappresentazione, data la loro complessità e correlazione.

Le matrici a livelli di correlazione variabile permettono di effettuare una valutazione quantitativa alquanto attendibile, significativa e sintetica. Esse mettono in relazione due liste di controllo (generalmente componenti ambientali e fattori ambientali, come ad esempio la componente Suolo e il fattore Modifiche Morfologiche), e il loro scopo principale è quello di stimare l’entità dell’impatto dell’intervento in progetto su ogni componente.

In base alle problematiche emerse dalla fase di analisi e dai suggerimenti dei professionisti del gruppo di lavoro impegnati nello studio, si procede all’individuazione dei fattori e delle componenti (suolo, ecosistema, paesaggio, ecc.).

Si sviluppano quindi tre matrici di calcolo:

  • una relativa all’attività di “cantiere”;
  • una relativa alla fase di “esercizio senza mitigazioni”;
  • una relativa alla fase di “esercizio con mitigazioni”.

Questa scelta è motivata dalla diversa tipologia ed entità degli impatti che intervengono nelle tre fasi, ed è strutturata per meglio calibrare l’approccio di stima alla reale situazione che si andrà a creare nei diversi momenti.

Poiché i risultati della metodologia che impiega i modelli matriciali sono fortemente condizionati dalle scelte operative effettuate da chi redige lo studio (magnitudo dei fattori e livelli di correlazione in primo luogo), Tecnovia, in seguito ad alcuni approfondimenti e incontri,  ha definito e compilato dei questionari secondo il metodo Delphi (USAF, United State Air Force) per individuare, scegliere e pesare gli elementi significativi da impiegare nella stima, le magnitudo da attribuire ai fattori e i livelli di correlazione da assegnare alle componenti.

Il “controllo attivo” messo a punto da Tecnovia negli Studi di Impatto Ambientale

Lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) relativo alla realizzazione di qualsiasi opera o infrastruttura, essendo uno strumento necessario per la valutazione della sostenibilità ambientale degli effetti derivanti dall’opera, dovrebbe affiancare la progettazione sin dall’inizio del suo percorso. Per gli Studi di Impatto Ambientale delle rinnovabili – eolico e agrofotovoltaico in particolare –  l’attività di progettazione congiunta tra i progettisti degli impianti e i consulenti ambientali ha dato fino a oggi ottimi risultati.

Il processo di “controllo attivo” messo a punto da Tecnovia per la valutazione quali-quantitativa degli aspetti ambientali nel quadro del SIA, può contribuire significativamente a individuare e minimizzare le interferenze negative create dalla realizzazione dell’impianto fotovoltaico, o eolico, sul sistema paesistico-ambientale locale e, allo stesso tempo, può apportare eventuali significativi miglioramenti al progetto, facilitando l’iter autorizzativo. Un tale approccio richiede un’attenta analisi degli aspetti in gioco e una corretta valutazione degli stessi e consente, meglio di altri metodi, di ottenere risultati validi e attendibili, a vantaggio della sostenibilità dell’intervento e del processo di permitting ambientale.

Gli aspetti correttivi scaturiti dal “controllo attivo” sono relativi prevalentemente al layout dell’impianto, alla sua localizzazione e alle modalità di gestione sia del cantiere sia della fase di esercizio. Anche la scelta degli indicatori ambientali risente positivamente dell’impiego del “controllo attivo”, rendendo il piano di monitoraggio più calzante alle varie esigenze.

La metodologia di lavoro messa a punto da Tecnovia richiede una stratta collaborazione tra progettisti e consulenti ambientali – in particolare per gli impianti FER – e, pur essendo più impegnativa, permette una migliore gestione degli aspetti ambientali con vantaggi significativi in merito alla diminuzione degli impatti ambientali e alla mitigazione degli stessi.

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